mercoledì 28 marzo 2012

Giapponese o non giapponese?

Breve e concisa stavolta.
Venuta a conoscenza dal fatto che i miei colleghi di lavoro giapponesi mi lurkano segretamente, ma non troppo, il blog, uno di loro ha esordito l'altro giorno con
"Ma perché non lo scrivi un po' anche in giapponese? Anche due righe sarebbero carine sai?"
Il che, accantonato sul momento come follia, mi ha fatto pensare e ripensare, giapponese o non giapponese?
Voi che ne dite? Mi imbarco verso future figure di menta? Datemi un po il vostro parere, perché lasciato da solo il mio cervello vaga e ipotizza anche una versione in inglese dei post.


Oneecyan

Essendo io non ancora molto abile nella lingua giapponese a lavoro il mio incarico principale è quello di barista, il che comprende praticamente tutto tranne il servizio ai tavoli. Ora non mi metterò a descrivere per filo e per segno in cosa un ristorante italiano in Giappone sia fondamentalmente diverso da un ristorante italiano in Italia, ne vi renderò partecipi della mia gioia immensa nell'essere riuscita a carpire i segreti del design dei cappuccini. Intanto l'ho fatto. Una roba tipo questa per intenderci.

Fatto sta che ultimamente ho dovuto fare un po di pratica al servizio in sala, intendiamoci, non ho dovuto imparare come si serve in un ristorante, ma a relazionarmi con i clienti giapponesi, il che è una cosa tutta diversa. Bisogna riuscire a capire che ci sono diverse tipologie di clienti:
-le coppiette: sono le più varie sia per età, tipologia e carattere. Ti puoi ritrovare a servire un paio di statue che respirano e che si rivolgeranno a malapena la parola oppure due persone affabilissime che vorrai adottare nel giro di cinque minuti. Niente di diverso dal'Italia quindi, se si escludono certo le varie sotto categorie tra cui la più interessante è quella dell'uomo in su con gli anni e facoltoso accompagnato dalla giovane avvenente. I due si scoleranno quantità immense di alcolici vari, e parleranno relativamente poco, lui pago della visione, lei grata per il silenzio. Se la donzella è calata alla perfezione nel personaggio barcollerà su tacchi stratosferici in bagno un numero infinito di volte, probabilmente per messaggiare l'amante giovane e aitante o l'amica del cuore su quanto sia pallosa la serata.
-gruppi di amiche donne: c'è poco da dire. Silenziose all'inizio e sguaiate alla fine, ci saranno intermezzi interessantissimi per un'osservazione antropologica in cui si mostreranno vicendevolmente foto sui telefonini e riusciranno a imbastire un'intera conversazione fatta solo di kawaiiii e sugoooi.
-cene di lavoro miste: qui la gerarchia del sol levante fa la ruota di pavone. Il direttore generalissimo sempre nel mezzo, ieratico come una statua di Buddha e gaudente come Bacco. Un corollario di tirapiedi vari, donne ridacchianti, lo zerbino addetto alla serata che, seduto nell'angolo estremo, ordina tutto il menu allo staff e l'immancabile spallato che decide di affogare tutto il suo dolore nell'alcol o tenta una fuga strategica.
-gruppi di amici misti: davvero i meno interessanti credetemi, non sapevo neppure se nominarli.
-salary man in libera uscita: loro sono il pezzo forte, davvero. Possono essere giovani o di mezza età ma avranno tutti lo stesso comportamento: sono appena usciti dall'ufficio dopo gli straordinari e hanno deciso di mangiarsi qualcosa in compagnia, vogliono assolutamente i posti per fumatori e berranno ai massimi storici, per la maggior parte birra, ma ordineranno anche una bottiglia di vino a metà serata per darsi un contegno. Chiedendo consiglio alla cameriera italiana e ridacchiando ostentando la propria ignoranza in fatto di vino, oppure facendosi tutti seri e puntando il dito a caso sul menu: "Voglio questo vino rosso qua!" "Gentile cliente quella è la pagina dei vini bianchi..."
Naturalmente alla presentazione del conto risponderanno con un serafico "ryusyusyo", il che vuol dire che l'allegra banda che ha scolato alcol in quantità e parlato spesso delle cose più triviali vuol che si addebiti tutto alla compagnia in cui sono impiegati con la scusa dell'incontro formale a scopo lavorativo.
(Ci sono volte in cui la mitica parola è pronunciata anche dal signore di mezza età con la pulzella appresso e allora non si può più aver dubbi: lei è la sua ganza.)
Ora voi vi starete chiedendo, che c'entra tutta questa manfrina con il titolo del post? Principalmente niente, mi dispiace. Se non che due giorni fa, prendendo l'ordine ad uno dei tavoli di salary man sopra citati mi sento rivolgere la seguente domanda: "お姉ちゃん、どこから?"
"Sorellona, da dove vieni?"
Fossero esistite le seguenti condizioni: a.livello di giapponese opportuno b.non stare lavorando come cameriera nel suddetto luogo, il malcapitato avrebbe fatto una brutta fine diventando mio famiglio/schiavo nel giro di pochi attimi. Raccogliendo la calma zen necessaria ho risposto al tizio che dimostrava almeno dieci anni più di me per poi andarmi a lamentare dal mio povero collega di lavoro.
Ciò che mi aspettavo era una reazione indignata, una roba tipo da amico gay con tanto di "davvero?!" con tante "e" nel mezzo, almeno una risata e un commento su quanto vino doveva aver bevuto il tizio ecc.. Quello che mi son sentita dire è " E allora?" Dopo dovute spiegazioni e consultazioni ho ricevuto questa spiegazione:
In Giappone quando ci si rivolge ad una ragazza tra i venti e i ventotto anni, se non se ne conosce il nome, è molto usuale rivolgersi a lei chiamandola Sorellona, proprio come tutti gli uomini sopra i quarant'anni saranno automaticamente Zietto.
Ecco, se non lo sapevate ora sapestilo!


mercoledì 21 marzo 2012

Salary man watching

Osservo cose che non mi era mai capitato di notare prima mentre me ne sto seduta qua nello Sturbucks di Iidabashi e aspetto che si facciano le cinque prima di andare a lavoro. Ha una vetrata enorme questo locale ed è incuneato tra alti palazzi dal colore metallico che contengono solo uffici; unica nota di colore nella visione oltre il vetro è il cinema bohemien del quartiere che pare essere tra l'altro molto famoso a Tokyo per dare moltissimi film stranieri sottotitolati che non compaiono nemmeno nei multisala della capitale. Da questo fine settimana ad esempio è apparso in programmazione "Mine vaganti" di Ozpeteck. Sottotitolato.
Ma tornando all'osservazione, ho inavvertitamente assistito al rituale di preparazione all'antrata in ufficio del salary man tipo. Mi sono data quindi al salary man watching.
La pratica ha tutta una sua dinamica che pare un balletto. Iniziano a slacciarsi i bottoni del trench almeno a duecento metri di distanza ,poi via la sciarpa a meno centocinquanta, si fermano, si tolgono la giacca, a ripiegano in modo che non si sporchi, controllatina ai risvolti de completo di ordinanza ed entrano.
Hanno tutti trench scuri o chiari color sabbia, abbinate l'immancabile sciarpa e una borsa ventiquattr'ore nera lucida.
C'è qualche donna che sfugge alla regola e che tacchetta via con vistosa borsa di Vuitton ma sono eccezioni che immagino appartenere ai piani alti.
In cinque minuti di osservazione ne compaiono molti, deve essere finita la pausa pranzo, in fondo sono solo le tre, che abbiano avuto un pranzo con i clienti? Ma ce ne sono davvero tanti, tutti giovani.
Il primo che noto è un ragazzo giovanissimo ma vestito in modo impeccabile, poi una ragazza con lunghi capelli lucidi e le gambe un po tozze, un signore con cappottone e cappello scuro da texano (n.d.e. piani alti), due o tre uomini dall'età indefinibile che come unica particolarità hanno quella di avere il classico viso da salary man, un altro ragazzo, stavolta la borsa e le scarpe sono di cuoio chiaro e i capelli sono ingellati, si ferma accanto al muro e controlla il cellulare, solito rito, 200 bottoni, 150 sciarpa, pit stop...via! sparito.
Il salary man watching non è proprio interessantissimo per cui tempo di scrivere queste due righe e sto già pensando a cos'altro guardare, di sicuro gli avventori della sala film porno che spuntano dalla stradina laterale del cinema lo sono molto di più. In fondo al giorno d'oggi chi cavolo è che ancora paga per vedersi un porno?
Già che c'ero ho fatto una ripresa estemporanea con la mia macchinetta fotografica di scorta, gentili spettatori, ecco a voi uno scorcio di Iidabashi.