giovedì 5 luglio 2012

A volte ritornano






So che non potete credere ai vostri occhi, che non ve lo aspettavate più e che magari qualcuno di voi ha caricato la pagina più volte come quando si sbattono le palpebre e si strofinano gli occhi in segno di estrema sorpresa. Credetemi, niente in questo periodo è andato come credevo/avevoprogrammato/sperato. Un bel po di cose sono andate storte nell'immediato rientro (e non sto parlando del mio timore di farmi smarrire le valigie nel validissimo aeroporto di Fiumicino).
Ho passato le ultime settimane in degenza come una vecchietta, consolando le mie ore con le tonnellate di libri che avevo lasciato impilate diligentemente e in attesa del mio ritorno, il tutto rafforzato da silos di prosciutto toscano ben tirato, formaggi a profusione e vino. Tanto vino.
Per dovere di cronaca devo ritrattare quello che avevo scritto e paventato nell'ultimo post riguardo a commenti vari ed eventuali sulla mia permanenza in Giappone: non ci sono stati. Avete capito bene, nessuno si è azzardato a fare commenti o battuttine! E qui parte l'analisi antropologica del cambiamento subito dalla mentalità degli italiani in questo mio anno di assenza.
L'italiano medio che un anno fa si sentiva, immeritatamente, superiore al nativo nipponico, causa avvento di Ms Crisi (gran signora) ha riconsiderato se stesso e la società in cui vive. Andare all'estero pare oggi una soluzione tra le migliori quando solo un anno fa veniva concepita alla stregua di alto tradimento verso la propria patria e soprattutto verso i propri genitori.
Oggi, alla domanda se voglio ritornare in Giappone in un futuro prossimo uso questa comodissima e quanto mai falsa risposta pre-registrata: "Eh ma cosa ci vuoi fare in Italia di questi tempi..."
Seguono cenni di assenso e comprensione, sospiri pesanti e un accenno a caso riguardo figli di cugini di amici che se ne sono andati a Londra/Amsterdam ecc...
In più c'è stato il terremoto in Emilia, no non fate quelle facce, è vero! Non potete immaginare quanti hanno subito fatto l'associazione Giappone/terremoto/da-loro-li-non-crollano-i-palazzi. A questo punto per una specie di ragionamento piramidale, tu, che te ne sei andato in Giappone, dove non crollano i palazzi alla minima scossa di terremoto, perdi la tua aura da cretino che ha lasciato casa e ne acquisti uno nuova di non ho ancora capito bene cosa. Ma pare migliore.
Poi c'è stato Douglas Adams: è apparso alle tre del pomeriggio in una miseranda libreria piena di best sellers e libri di battute di Brignano, mi guardava dalla copertina dei suoi due libri inediti appena pubblicati e pareva mi dicesse "Tranquilla, è arrivato il ganzo che sa dove stà il suo asciugamano". Mai amore fu più grande e consolatore.
Quindi da questo momento in poi mi metterò sotto a sfornare tutti quei post che negli ultimi mesi ho scritto solo in testa e voi siete stati avvertiti!

P.s. per chi non conoscesse Douglas Adams non ho che da dire "Vergogna su di voi e sulla vostra progenie!", filate immediatamente a comprare "Guida galattica per gli autostoppisti" o convincete la vostra biblioteca di fiducia a comprare qualcosa di utile una volta tanto. E non vi fate fermare dall'orrendo riassunto in seconda di copertina di quegli sciagurati della Mondadori!