domenica 26 febbraio 2012

Del malcontento invernale

E' ormai fine di febbraio, dall'ultimo raggio di sole che ti scalda ne son passati di mesi. Sulle riviste iniziano a comparire gli ormai intramontabili servizi sugli accessori must per la primavera e gli eterni titoli "Quest'anno andranno di moda i colori pastello, tutti i consigli per rifarvi il guardaroba". Lasciamo perdere i commenti di vari amici e parenti che ormai sniffano la primavera nell'aria come cani da tartufo e non vedono l'ora di bruciare i propri cappotti in un rogo purificatore.
Anche qui a Tokyo l'atmosfera non è diversa, è da metà febbraio che i giapponesi ormai si credono in primavera nonostante il fatto che in Hokkaido ci siano ancora svariati metri di neve.
Ormai sappiamo già le date per la fioritura dei ciliegi e i professori a scuola continuano a suggerire i migliori posti dove poterla ammirare. Rifioriscono gli animi di tutti i lavoratori giapponesi che con la primavera vedono anche arrivare le festività nazionali, sporadici giorni dedicati ad altrettanti svariati eventi per cui il giapponese medio si può concedere una pausa dal lavoro.
Insomma tutto il mondo sembra aspettare con trepidazione il giorno in cui potranno finalmente tornare a sudare come dio comanda.


Io invece sono terrorizzata dall'arrivo del caldo, certo ogni tanto avrei il desiderio di poter uscire di casa senza sembrare un fagotto di lana ma poi mi sovvengono ricordi spiacevoli di metro affollate con condizionatore a palla e uscite brusche sulle piattaforme con conseguente semi svenimento causa botta di calore, nottate passate a svegliarsi ad intervalli per accendere/spegnere il condizionatore, tre cambi al giorno di vestiti e le figure caprine.
Si le figure di menta d'estate sono all'ordine del giorno qua in Giappone per una persona che come me ha la capacità di sudare anche a venti gradi vestita di sola canottiera.
Immaginatevi la scena: trenta e passa gradi con umidità che sfiora punte dell'ottanta per cento, hai appena corso i cento metri per prendere al volo il treno per arrivare in tempo a scuola. Si, hai fatto la doccia praticamente trenta secondi prima di mettere un piede fuori di casa, ma quando sali sulla carrozza sei già ad uno stato critico, non importa quanto sia stata attenta a non metterti magliette che lascino intravedere le inestetiche pezze di sudore, appena alzerai gli occhi noterai una delle tante donne giapponesi, perfetta nel suo abbigliamento multistrato e il suo trucco, appollaiata su tacchi massacranti e risplendente di vitalità. Tu invece hai i capelli come il lato ruvido della spugna per i piatti causa rifiuto dell'uso del phon, le occhiaie della grandezza di una mela cotogna e la vitalità di una nonnina ottantenne artritica.

No grazie, tenetevi l'estate e l'abbronzatura, io mi accontento di sembrare umana e non un blobber sudacchioso. Gia che ci sono mi tengo pure i dolci invernali, il caffè e latte caldo mentre me ne sto in un comodo bar, la tranquillità nel sapere che non dovrò mostrarmi in vestiti o costumi succinti e che quindi posso mangiare tutti gli yaki soba che voglio e le mangiate/abbuffate a casa di qualsiasi genere alimentare io riesca a ficcare nel nabe.


sabato 18 febbraio 2012

Kanji

I kanji mi vogliono morta. E' un fatto obbiettivo, non sono io che sono catastrofista credetemi. Come vi spieghereste voi la situazione se vi impegnaste a memorizzare qualcosa, ci spendeste tempo ogni giorno e quelli immancabilmente si ostinassero a fare finta di non conoscervi? C'è del sadismo in tutto ciò.
Certo ultimamente sono stata un po' confortata dal fatto che poteva andarmi peggio: potevo studiare cinese tanto per dire! Ciò non toglie che i miei fine settimana, causa anche assenza del consorte, siano spesi all'insegna del masochismo puro.
Sono una donna sull'orlo di una crisi di nervi. (cit. Almodovar)


giovedì 9 febbraio 2012

Tabaccheria La stazione Donoratico

"C'è stato un periodo sotto Natale in cui la presenza dell'Italia in Giappone è aumentata esponenzialmente. Tutto ciò si deve ad un uomo e al suo tabaccaio di fiducia"


Nel periodo Natale/Capodanno i nostri hanno deciso di venirci a trovare. Da quando i biglietti sono stati acquistati non c'è stato giorno in cui le conversazioni sul web non fossero farcite con "ma il miele di zio te lo porto?", "quante scatole di Oki vuoi, una o due?", ho aspettato il momento con ansia, facendo il conto alla rovescia, l'Oki mi mancava!
Arriva il grande giorno, baci abbracci e genitori rintontiti dal viaggio.
Inizia un tour de force tra templi, quartieri zipilli di gente alla disperata ricerca del regalo perfetto per il proprio cane e molto altro ma, ad un certo punto arriva. Il momento in cui mio padre in un café tranquillo mi spiega la sua missione, il vero motivo della sua venuta in questo paese ai confini delle cartine europee. In sostanza la cosa è questa:

"Deh, te lo ricordi il tabaccaio della stazione? L'altro giorno ci sono passato e gli ho detto che venivo qua a trovarti. Allora lui mi ha dato l'accendino con il nome del tabacchino scritto sopra e mi ha chiesto se gli potevo fare una foto qua a Tokyo".

Potete capire bene che a quel punto io ho sentito la missione di mio padre come la mia, come se il tabaccaio in persona me l'avesse affidata. E non ci inimica mai il proprio tabaccaio di fiducia, sia mai che mentre sei di corsa per prendere il treno scopri che la macchinetta della stazione è guasta, cosa fai? Devi andare dal tabaccaio. E se quello ha gente? Sono anni che fai avanti e indietro, tuo padre ci compra il giornale tutte le mattine, basta un cenno, ti allunga il biglietto alla spicciola che poi passa babbo più tardi. Ma se si ricordasse all'ultimo secondo di quella volta in cui ti aveva chiesto quel piccolo favore riguardo ad un accendino e una foto? Potrebbe far finta di niente, non notare studiatamente il tuo trolley e magari tirare per le lunghe la conversazione con il cliente prima di te.
L'amicizia del tabaccaio è cosa ricercata e preziosa.
E' per questo che ci siamo adoperati nella nostra missione, non senza qualche rimprovero bonario da parte di mia madre circa la nostra presunta mancanza di buon gusto: "Via, siamo ad un tempio bellissimo e ve ne venite fuori con il tabacchi della stazione di Donoratico! Io guarda...non vi capisco!"
Le foto sono tante, ma la mia preferita in assoluto è questa qua, spero la apprezzerete tanto quanto noi abbiamo sghignazzato a farla.
E adesso che avete sentito la magica avventura di come un piccolo accendino giallo con la scritta "Tabacchi La stazione Donoratico" e il disegnino di un treno, dopo un viaggio lungo centinaia di chilometri sia riuscito a compiere il proprio fato me ne posso anche andare a letto!

P.s. il personaggio nella foto, quello disegnato non mio padre!, è Hattori-kun, ninja dell'anime omonimo e maschera dell'Amico in 20th Century Boys.



mercoledì 8 febbraio 2012

Una giornata in Giappone

Sveglia alle sette e mezza, fuori è scuro ed è una cosa inusuale, mi ero abituata ad un inverno secco e con il cielo limpido. Brancolo tra il fornello, il bagno e il pc, incerta su cosa fare prima: il thé, la doccia o un po di sano surfaggio sul web. Mi arriva un messaggio che disdice causa forze maggiori l'appuntamento della mattinata. A quel punto mi imbambolo per cinque minuti buoni a fissare il nulla mentre riformulo lo schema della giornata. Mmm...niente appuntamento al café...vabbè devo studiare i kanji per il test che ci sarà a scuola oggi, posso approfittarne e farlo con più calma. Che faccio rimango a casa? Si però Matteo dorme ancora, in più stare a casa con questo tempo senza poter accendere la luce centrale è ricaduta nel sonno assicurata! Vado a scuola a studiare? No le uniche aule libere la mattina sono delle ghiacciaie e poi c'è casino nelle pause...Potrei andare ad un café vicino casa, ad esempio al Tully's dentro al Sunshine Building, eh però anche li dopo un po che ci stai fa freddo visto che è circondato dai corridoi del centro commerciale, e poi l'ultima volta che ci sono andata c'ho beccato il concerto flash di due tizi sconosciuti e mi son dovuta ficcare le cuffie nei timpani per non sentire le urla delle ragazzine che quel giorno hanno saltato scuola appositamente.
Ok allora vada per lo Starbucks adiacente e i suoi cd angoscianti! Quindi ricapitolando: surf sul net, il thé non me lo faccio tanto c'è il beverone di Starbucks, doccia, vestizione, resuscitazione del morto che è Matteo per salutarlo e poi via all'avventura (seh!).
Ok, ci siamo, mi siedo in un tranquillissimo Starbucks con un cd che andrebbe anche bene se non fosse che il tema sembra essere "rock e cristianesimo", davanti a me è piazzato il mio Latte/Grande/Hotto-kudasai e i kanji mi aspettano trepidanti.
Studio per quasi tre ore filate sillabando onyomi (音読み) e kunyomi (訓読み) che dopo un po' non hanno più senso interrotta sporadicamente dalla anziana coppia che mi si è seduta accanto: lei è lo stereotipo della signora sessantenne giapponese ed è tutta un ripetere "sa" e "ne" mentre decanta la bontà del dolce che si è presa, lui ride delle battute di lei, risponde a monosillabi cordiali e poi ricade in un silenzio concentrato. Mi piace quest'uomo, ne vorrei venti per cortesia.
Lazzaro/Matteo mi chiama per dirmi che lui è pronto per uscire di casa, che facciamo? ci incontriamo a metà strada e prendiamo la Toden Arakawa Sen insieme? Mah si dai.
Il tragitto è sempre lo stesso di ogni giorno: passaggio davanti alla scuola di lingua giapponese Meros che mantiene ancora il suo primato di maggioranza cinese, camminata svelta con commento dei passanti, noto una insegna per me nuova ma che pare sia li da eoni, sosta al kombini per panino per il pranzo, sbavo come tutti i giorni sui gadjet della Meiji con la grafica di Tezuka.
Prendiamo il treno, ne approfitto per scattare un paio di foto.

Waseda 終点, ovvero il capolinea, tre passi e siamo a scuola, saliamo le scale...toh! oggi i gemelli cinesi del mistero sono arrivati insieme, il che ci permette di tentare di scovare le differenze come fossero la settimana enigmistica vivente (certo pero' che se circolano voci che si siano scambiati per un test è chiaro che a uno gli viene la curiosità!). Saluto al cinese che sa pronunciare il "ci vediamo" più italiano di tutto l'universo, saluto ai due coreani con la sigaretta tra i denti, in bocca al lupo per il test, no in bocca al lupo a te perché oggi c'hai la Nakamura, e ci si divide.
Fast-foward di quattro ore.
Il test è andato bene anche se mi mangio ancora le mani per non essermi ricordata la lettura di "progetto", il tutto pero' è compensato da Moritsuki-sensei, la sua lisca e il suo umorismo da giapponese. Mi faccio largo tra un gruppo di menhir che sembrano svedesi biondi agli occhi dei babbani e mi avvio a passo spedito verso l'uscita. Mi affianca Shikyon, il ribattezzato principino cinese, che pare abbia trovato un baito (part time) come cuoco in un ristorante coreano...mah!
Dopo un progetto fulminante di metter su un ristorante misto cinese/coreano/italiano/
chipiùnehapiùnemetta alla fine di questi due anni di studio lo saluto e me ne vado a lavoro.
Oggi l'atmosfera è rilassata, Tomomi compie gli anni e c'è anche Toru con cui scherzare per cui i malumori di Heijin passano sotto banco. Rimango per ultima insieme a Tomomi solo per fare presenza, un saluto ai cuochi che giocano a Monster Hunter nel retro pieno di fumo peggio di un pub inglese e mi avvio verso la metropolitana.
Solita gente, soliti salary man con lo smartphone, salary woman con lo smartphone, gente distrutta dalla giornata o dall'alcol, coppiette strette con la scusa della calca ecc...
Ikebukuro è un porto di mare come tutte le sere con gente che viene e va ma non si sa di preciso dove, piano piano me ne ritorno camminando a casa che oggi tanto termina qui e domani si vedrà.


martedì 7 febbraio 2012

Action figures di One Piece in mostra ad Akihabara

Un mesetto fa ad Akihabara in un sottopassaggio della stazione c'erano queste fantastiche action figures di One Piece in mostra. Ci sono anche quelle dell'edizione speciale uscita verso Natale che ritraggono i personaggi versione animali.
Ve lo dico subito, io voglio quella di Frankye!

P.s. per vederle in maniera decente vi consiglio di cliccare sulle immagini


lunedì 6 febbraio 2012

Infografica dei terremoti in Giappone nel 2011

Il video che vedete proposto qui sopra è un'infografica abbastanza esplicativa di quello che è successo in Giappone nel 2011 sul versante terremoti.
L'animazione copre tutto l'anno e mostra le varie scosse susseguitesi nei mesi. Più è grande il cerchio più è intenso il terremoto. A parte questo c'è poco da dire, mi sembra che il video si spieghi abbastanza bene da solo (anche troppo per certi versi).
Detto questo, aspettate di arrivare al periodo dell'11 Marzo e vi farete un'idea di cosa significhi il termine "sciame sismico". Vi consiglio anche di fare caso a quanto pericolosamente vicina sia la faglia che ha causato la scossa rispetto alla costa giapponese.
Un paio di annotazioni a margine:
Per il momento la situazione è abbastanza tranquilla, nei mesi le scosse si sono diradate man mano ed è abbastanza raro percepirne una, almeno rispetto alla scorsa estate.
Qualche tempo fa è stato annunciato che secondo calcoli statistici ci sarebbe una possibilità superiore al cinquanta per cento che un terremoto molto forte colpisca proprio la zona di Tokyo nei prossimi quattro anni e per questo l'attenzione generale è stata catturata nuovamente dal problema tanto che ci sono state alcune prove di evacuazione anche nella scuola che frequento. Tutto questo non significa che il terremoto sia imminente ne che sia certo che ci sarà ma certo prevenire è meglio che curare.
P.s. il video in questione è stato segnalato per la prima volta, credo, sul blog di Paolo Attivissimo "Il Disinformatico" che vi consiglio di guardare ogni tanto anche solo per togliersi di dosso un po' di 'disinformazione'. D'altra parte non si può non apprezzare un commento del genere:

Questo è il pianeta che abitiamo. È fatto così, che ci piaccia o no. È violento e inospitale. O meglio, è indifferente. Non gliene frega nulla delle nostre aspirazioni, delle nostre guerre imbecilli e delle nostre visioni romantiche che lo dipingono come la culla ideale donataci per intercessione divina. Prima ci svegliamo e accettiamo questo fatto e meglio è per tutti.