mercoledì 28 marzo 2012

Oneecyan

Essendo io non ancora molto abile nella lingua giapponese a lavoro il mio incarico principale è quello di barista, il che comprende praticamente tutto tranne il servizio ai tavoli. Ora non mi metterò a descrivere per filo e per segno in cosa un ristorante italiano in Giappone sia fondamentalmente diverso da un ristorante italiano in Italia, ne vi renderò partecipi della mia gioia immensa nell'essere riuscita a carpire i segreti del design dei cappuccini. Intanto l'ho fatto. Una roba tipo questa per intenderci.

Fatto sta che ultimamente ho dovuto fare un po di pratica al servizio in sala, intendiamoci, non ho dovuto imparare come si serve in un ristorante, ma a relazionarmi con i clienti giapponesi, il che è una cosa tutta diversa. Bisogna riuscire a capire che ci sono diverse tipologie di clienti:
-le coppiette: sono le più varie sia per età, tipologia e carattere. Ti puoi ritrovare a servire un paio di statue che respirano e che si rivolgeranno a malapena la parola oppure due persone affabilissime che vorrai adottare nel giro di cinque minuti. Niente di diverso dal'Italia quindi, se si escludono certo le varie sotto categorie tra cui la più interessante è quella dell'uomo in su con gli anni e facoltoso accompagnato dalla giovane avvenente. I due si scoleranno quantità immense di alcolici vari, e parleranno relativamente poco, lui pago della visione, lei grata per il silenzio. Se la donzella è calata alla perfezione nel personaggio barcollerà su tacchi stratosferici in bagno un numero infinito di volte, probabilmente per messaggiare l'amante giovane e aitante o l'amica del cuore su quanto sia pallosa la serata.
-gruppi di amiche donne: c'è poco da dire. Silenziose all'inizio e sguaiate alla fine, ci saranno intermezzi interessantissimi per un'osservazione antropologica in cui si mostreranno vicendevolmente foto sui telefonini e riusciranno a imbastire un'intera conversazione fatta solo di kawaiiii e sugoooi.
-cene di lavoro miste: qui la gerarchia del sol levante fa la ruota di pavone. Il direttore generalissimo sempre nel mezzo, ieratico come una statua di Buddha e gaudente come Bacco. Un corollario di tirapiedi vari, donne ridacchianti, lo zerbino addetto alla serata che, seduto nell'angolo estremo, ordina tutto il menu allo staff e l'immancabile spallato che decide di affogare tutto il suo dolore nell'alcol o tenta una fuga strategica.
-gruppi di amici misti: davvero i meno interessanti credetemi, non sapevo neppure se nominarli.
-salary man in libera uscita: loro sono il pezzo forte, davvero. Possono essere giovani o di mezza età ma avranno tutti lo stesso comportamento: sono appena usciti dall'ufficio dopo gli straordinari e hanno deciso di mangiarsi qualcosa in compagnia, vogliono assolutamente i posti per fumatori e berranno ai massimi storici, per la maggior parte birra, ma ordineranno anche una bottiglia di vino a metà serata per darsi un contegno. Chiedendo consiglio alla cameriera italiana e ridacchiando ostentando la propria ignoranza in fatto di vino, oppure facendosi tutti seri e puntando il dito a caso sul menu: "Voglio questo vino rosso qua!" "Gentile cliente quella è la pagina dei vini bianchi..."
Naturalmente alla presentazione del conto risponderanno con un serafico "ryusyusyo", il che vuol dire che l'allegra banda che ha scolato alcol in quantità e parlato spesso delle cose più triviali vuol che si addebiti tutto alla compagnia in cui sono impiegati con la scusa dell'incontro formale a scopo lavorativo.
(Ci sono volte in cui la mitica parola è pronunciata anche dal signore di mezza età con la pulzella appresso e allora non si può più aver dubbi: lei è la sua ganza.)
Ora voi vi starete chiedendo, che c'entra tutta questa manfrina con il titolo del post? Principalmente niente, mi dispiace. Se non che due giorni fa, prendendo l'ordine ad uno dei tavoli di salary man sopra citati mi sento rivolgere la seguente domanda: "お姉ちゃん、どこから?"
"Sorellona, da dove vieni?"
Fossero esistite le seguenti condizioni: a.livello di giapponese opportuno b.non stare lavorando come cameriera nel suddetto luogo, il malcapitato avrebbe fatto una brutta fine diventando mio famiglio/schiavo nel giro di pochi attimi. Raccogliendo la calma zen necessaria ho risposto al tizio che dimostrava almeno dieci anni più di me per poi andarmi a lamentare dal mio povero collega di lavoro.
Ciò che mi aspettavo era una reazione indignata, una roba tipo da amico gay con tanto di "davvero?!" con tante "e" nel mezzo, almeno una risata e un commento su quanto vino doveva aver bevuto il tizio ecc.. Quello che mi son sentita dire è " E allora?" Dopo dovute spiegazioni e consultazioni ho ricevuto questa spiegazione:
In Giappone quando ci si rivolge ad una ragazza tra i venti e i ventotto anni, se non se ne conosce il nome, è molto usuale rivolgersi a lei chiamandola Sorellona, proprio come tutti gli uomini sopra i quarant'anni saranno automaticamente Zietto.
Ecco, se non lo sapevate ora sapestilo!


2 commenti:

  1. Sorellona, tieni botta! (che dalle mie parti è un sinonimo di tener duro...ganbatte..)^_______^

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    1. non ti preoccupare, io tengo sempre botta, bisogna vedere gli altri! ^^ comunque grazie!

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