giovedì 1 settembre 2011

Gita fuori porta domenicale: Kamakura seconda parte

Seconda parte dell'incursione in quel di Kamakura di tre stupidi gaijin.
p.s. scusate, volevo mettere un'immagine stupida come link a "gaijin" solo che ne ho trovate più di una e quindi le devo condividere con voi! 1, 2, 3, 4, 5
Comunque, riprendendo il filo del discorso dall'ultimo post...
Finito il giro culturale, data la calura della giornata e la vicinanza del mare abbiamo deciso di concederci un pranzo in uno dei tanti locali che si affacciano sulla via che porta al Daibutsu


(James lo ha gentilmente definito il Buddha con le ali) per poi incamminarci verso il mare.
Non avendo assolutamente idea di quale fosse il tratto migliore di piaggia e essendo abbastanza distrutti da accontentarci di un qualsiasi posto con un po' di brezzettina, abbiamo semplicemente seguito i nostri sensi di ragno (io nella fattispecie mi sono affidata alla mia capacità di sniffare la salsedine a centinaia di metri di distanza) e abbiamo trovato la spiaggia.

Non potete capire la mia gioia nel rivedere il mare, un po' per il fatto che ci sono cresciuta in riva al mare, un po' per la promessa di acqua fresca in cui sguazzare. E invece...l'acqua era un brodo, la brezzettina inesistente, la salsedine almeno quella c'era e in più ci siamo ritrovati in una spiaggia piena di yakuza. Ora per precisare, no non siamo paranoici, non crediamo che un qualsiasi giapponese con un tatuaggio sia affiliato ad una organizzazione mafiosa, ma vedersene passare almeno una decina ad un palmo dal naso, con la schiena e le braccia completamente colorate e pure il corredo di boss+gnocche fa riflettere anche i più ingenui.
Qui di seguito una foto che Matteo, con grandissimo sprezzo del pericolo, ha deciso di scattare ad uno dei simpatici ragazzoni


Ben attenti a non rivolgere lo sguardo verso il folto gruppo, ci siamo sistemati sul lido, i ragazzi a giocare con una palla da baseball rinvenuta chi sa dove (e poi tentate di convincermi che il maschio non abbia un sistema di pensiero simile ad un canide a volte), io a scattare loro foto con le quali potrò ricattarli negli anni a venire.
Vedere i giapponesi al mare è un po come vederli in città: super organizzati e completamente vestiti! Avversi all'abbronzatura, alle scottature o per altri motivi che sinceramente ignoro, si aggirano per la spiaggia con tute da snorkeling, cappellino e le scarpine di plastica che in Italia fanno rabbrividire anche le nonne. C'è da dire che gli apparenti indigeni del luogo sembravano un pochino più a loro agio con la questione dello scoprire porzioni di pelle.
Con questo non voglio dire che il mare giapponese non regge il confronto con quello nostrano, è solo che siamo approdati in una spiaggia poco esaltante, un po' come quando in Italia opti per il bagno adiacente il parcheggio: non è né bello né pulito, c'è un sacco di gente e l'acqua contiene di tutto ma almeno non devi fare chilometri sulla sabbia bollente con l'ombrellone a seguito.
Particolare esaltanti della gita al mare:

1. questo noleggio di attrezzature marittime che sembra stato trasportato nella notte da una spiaggia californiana

2. cosa si trova immergendo la mano nella sabbia del bagnasciuga

p.s. chiamate comunemente arselle nella zona di Livorno, pescate con l'illegalissima rastrelliera in nottate brave, sono una delizia. Unica diversità è che in Italia si trovano in versione un po più grande e soprattutto non in questi numeri esorbitanti come qui in Giappone. Mio padre sarebbe stato felice.

3. sempre per la serie "japaneses do it better", noi abbiamo i gabbiani? E loro rincarano con questi!

Che dire è tutto un'altro stile!

Finisco il tutto con un po' di foto a caso





Matteo si è poi voluto vendicare della mia offesa riguardo al suo essere canide con questo capolavoro


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